8.  QUASI PRIMAVERA              
       
di Livio Ferrari

Mi allontano dal presente
dall’oggi consumato, dalle ansie
e sprofondo negli abissi di una memoria
lontana e vicina
La memoria in fondo mi aiuta a capire,
a recuperare, a riscattare
la fatica di vivere
dentro i colori del sole

Illusioni e speranze, inquietudini
si accendono e smorzano
dentro spazi di tenerezza, di sofferenza
e di stupori oscuri, impermeabili
Cosa raccontano occhi e sguardi
dentro attese, saluti e ali radenti
di ore silenziose per conoscere
tutta questa nostalgia

Mi inoltro nell’oscurità delle ombre
immerso in una corteccia di solitudine
che isola una smorfia di dolore
dentro il mio cuore stretto, stretto
Ma c’è un’infinita dolcezza
e una disperata nostalgia
dentro una parola, in un gesto
in questa ghiacciata solitudine

 

Come decifrare le tracce di un volto
quando è graffiato e segnato,
nel suo silenzio e nel mistero,
per un destino segreto
Gli infiniti linguaggi di pause
che mi segnano ancora una volta,
i sorrisi e le voci, presenze e assenze
così inattese e mai assorte

Leggimi, se puoi, le tue poesie
dolorose e di stremata malinconia,
di biancospini in fiore mai dimenticati
e di treni lenti e arrancanti
Ma alla fine passeggiamo dentro questi prati
fioriti in primavera e i colori del tuo vestito
in questa luce stregata e innocente,
abbandonata, del tuo sorriso

Ma alla fine passeggiamo dentro questi prati fioriti
in questa luce stregata e innocente,
abbandonata, del tuo sorriso